Accade in Cina, dove un ragazzo di 18 anni si trova di fronte una sentenza che ha dell'assurdo.
L'ultima cosa che si sarebbe aspettato il diciottenne cinese Liu Dawei è che un acquisto di 24 fucili giocattolo lo avrebbe portato a passare il resto della sua vita in prigione.
L'accusa? Traffico di armi. Secondo la polizia, infatti, 20 dei 24 fucili acquistati erano armi vere. L'accusa potrebbe sembrare legittima ma il problema sta nella definizione che in Cina viene data ad "arma da fuoco". In questo paese, infatti, il valore di energia necessario perché un oggetto venga considerato arma da fuoco è molto diverso rispetto a quello di altri paesi. In poche parole le armi acquistate dal ragazzo non sarebbero vere armi e non sarebbero certamente in grado di uccidere e forse neanche ferire.
La pena minima per il traffico di armi in Cina è di 7 anni, il giudice, però, dato il grande numero di armi, ha ritenuto che la pena giusta in questo caso fosse la pena di morte, commutata in ergastolo data la giovane età.
Al momento della sentenza, Liu ha chiesto al giudice di poter essere fucilato con le armi che aveva comprato: se davvero erano pericolose, avrebbe avuto la punizione che meritava, altrimenti avrebbe potuto finalmente andarsene in pace. La richiesta è stata rifiutata ma date le numerose pressioni dei media ci sarà presto un nuovo processo.