Curiosa la vicenda di una ragazza licenziata perché “troppo profumata”
Chi non ha mai avuto un compagno di classe o un collega di lavoro puzzone? In tali casi le lamentele sono quantomai ammissibili, pur esponendo il problema nel modo più civile possibile. Strana, invece, la vicenda di Jorinda Sullivan, impiegata di origine cubana residente a Brooklyn: l’azienda, per la quale lavorava da qualche anno, ha deciso di punto in bianco di licenziarla, non tanto per demeriti di lavoro, quanto per l’eccessivo profumo che emanava la sua pelle. Sin da quando aveva ottenuto il beneplacito per l’assunzione, i nuovi colleghi avevano inevitabilmente notato che la giovane donna era solita spruzzare grandissime quantità di profumo che, il più delle volte, infastidivano e rendevano irrespirabile l’ambiente lavorativo.
La 24enne, dopo aver ricevuto pressanti richieste circa la possibilità di cambiare colonia, nel tentativo di soddisfare le esigenze dei colleghi, ha comunque continuato ad essere oggetto di scherno da parte degli stessi; gli sciagurati hanno, inoltre, continuato ad infierire sulla ragazza, sino a che il capo responsabile dell’azienda di telemarketing ha preso la decisione di rescindere il contratto alla giovane donna. Jorinda, per nulla intimorita dalla situazione, ha fatto causa all’azienda, chiedendo come risarcimento la probante cifra di 1 milione di dollari e accusando il suo ex-capo di mobbing. Se le insinuazioni dei colleghi fossero dirette effettivamente al profumo di Jorinda, non se ne ha la certezza, e purtroppo, come troppo spesso capita, ci si attacca ai cavilli per denigrare una persona di colore; a volte i luoghi comuni sono davvero immorali. Lo stesso capo aziendale, pare abbia proposto all’ex-impiegata un rientro in società con un ruolo più remunerante, ma la donna, convinta dei propri diritti non ha ritirato la denuncia, volendo andare fino in fondo alla situazione: coraggio femminile